Storia di una (quasi) crisi di Governo6 min di lettura
Cos’è una crisi politica? E perché proprio in un momento così difficile e delicato?
L’incontro di sabato 16/01 nasce proprio dal desiderio di noi studenti di dare una risposta a queste domande, di capire cosa fosse la tanto discussa “crisi di governo”. A spiegarlo è stato Stefano Pezzolla, studente di Giurisprudenza che già in passato ci ha guidati in questo mondo a noi oscuro. Anche se avvenuto online, è stato un incontro molto piacevole che ha chiarito finalmente la maggior parte dei nostri dubbi su un argomento di cui si sentiva tanto parlare in tv, ma che non ci è mai stato effettivamente illustrato. Partendo da alcuni cenni teorici, indispensabili per capire la vicenda, abbiamo ottenuto un quadro abbastanza completo della situazione che ci ha permesso di formulare un nostro pensiero e discutere sulle varie idee.
Per comprendere a pieno cosa sta accadendo ora in Italia, è necessario chiarire alcuni concetti chiave.
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.
Articolo 92 della Costituzione
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Il voto contrario di una o di entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
Articolo 94 della Costituzione

Cosa significa nel concreto?
Il Governo, per esistere e per avere i pieni poteri, deve avere la fiducia delle Camere. È quindi necessario che sia supportato sia dalla maggioranza della Camera, sia dalla maggioranza del Senato. Questa fiducia non deve essere solo iniziale, ma deve persistere nel tempo: è essa che permette al Governo di avere la maggioranza in Parlamento.
Come dice l’articolo 94, se la fiducia non dovesse persistere, i parlamentari della maggioranza la possono revocare tramite una mozione di sfiducia.
Cos’è una mozione di sfiducia?
Si tratta di un atto che può essere presentato da un decimo dei deputati o da un decimo dei senatori e, prima di tre giorni dalla sua presentazione, non può essere discusso. Bisogna accertarsi del fatto che i Parlamentari siano sicuri della scelta poiché, tramite la mozione, prendono posizione pubblicamente.
Ma cosa è accaduto in Italia?
Prima di spiegare cosa è successo, è necessario sapere quali sono i partiti di maggioranza che appoggiano questo governo: il Movimento 5Stelle, il Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva.
Italia Viva ha pochi parlamentari rispetto ad altri partiti, ma è l’ago della bilancia della maggioranza, in quanto senza quei pochi, non ci sarebbero i numeri per la maggioranza.
Ed è proprio Italia Viva ad aver avviato la crisi politica. Infatti, il leader del partito Matteo Renzi, durante una conferenza stampa che si è tenuta il 13 gennaio, ha annunciato le dimissioni delle due ministre del partito: Elena Bonetti (Ministra per le politiche per la famiglia e per le pari opportunità) e Teresa Bellanova (Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali).

Il motivo di questa azione, apparentemente, è un disaccordo sulla ripartizione del Recovery Fund (stanziamento di fondi europei per la ripresa dei Paesi dopo la pandemia). Lo scontro si è consumato soprattutto sulla cifra assegnata alla sanità: 9 miliardi di euro, ritenuti troppo pochi da Italia Viva. Ci sono altre ipotesi che attribuiscono questa crisi politica a delle strategie di Renzi per ottenere più influenza nel Governo.
Le dimissioni delle due ministre non causano la caduta del governo, però. Il governo cade se si verificano due casi: se il Presidente del Consiglio dei Ministri si dimette (e quindi dimette anche i propri ministri) oppure se il governo non ha più la fiducia delle Camere.
Nella storia della nostra Repubblica i governi sono sempre caduti con le dimissioni del Premier. Questa è la prima volta in cui il Premier non si dimette direttamente, ma va in Parlamento e in Senato a chiedere la fiducia.
Infatti Conte, che di Legge ne capisce parecchio, ha applicato alla lettera l’articolo 94 della nostra Costituzione: il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Lunedì 18 gennaio, quindi, si è recato in Parlamento e, dopo un confronto con i parlamentari durato svariate ore, si è visto riconfermare la fiducia della Camera. Nella stessa maniera è stata riconfermata la fiducia al Senato il giorno dopo.
Ma Italia Viva in tutto questo? Non era l’ago della bilancia della maggioranza?
I deputati e i senatori di Italia Viva si sono astenuti durante tutte e due le votazioni, ma ci sono stati alcuni deputati e senatori, definiti “responsabili”, che uscendo dall’opposizione, hanno formato un nuovo gruppo parlamentare chiamato Italia23 che ha votato la fiducia a Giuseppe Conte.
Morale della favola, quindi, il Governo continua a lavorare e i due ministeri vacanti dopo le dimissioni di Bonetti e Bellanova sono stati ricoperti ad interim dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Si pensa che prossimamente possano essere assegnati ai cosiddetti “responsabili”.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è rimasto, ovviamente, neutrale durante questi giorni, ma ha espresso una sola richiesta: trovare una maggioranza solida e duratura affinché si possa lavorare in modo efficiente per risolvere i problemi che questo terribile periodo ci mette davanti.

Come si è risolta la situazione?
Dopo le votazioni alla Camera del 18/01 e al Senato del 19/01, Conte è riuscito ad ottenere ancora una volta la maggioranza, composta però da M5S, liberi e uguali, PD e dai così detti responsabili. Italia Viva non ne fa più parte in quanto si è astenuta al voto. Ciò nonostante Renzi ha dichiarato di voler appoggiare il premier nella maggior parte del suo operato per far fronte a questa pandemia. Grazie al suo discorso, in cui sottolinea l’importanza di restare uniti in un momento così critico, Conte riesce a ottenere la fiducia della Camera con 321 voti (numero superiore rispetto alla maggioranza assoluta di 316). Questo risultato era prevedibile a differenza di ciò che è accaduto in Senato dove il premier ha ottenuto la fiducia con 156 voti (nonostante la maggioranza assoluta fosse di 161). Anche in questo caso, Conte si rivolge ai responsabili chiedendo loro aiuto e chiamando in gioco il loro senso di responsabilità nei confronti del proprio Paese. Tra questi ultimi ci sono due (ormai ex) di Forza Italia, il presidente del Psi, una base di ex Movimento 5 Stelle, i senatori a vita e altri “costruttori” o “volenterosi”. Grazie all’esito conseguito, e ad una maggioranza che si spera sia coesa, la crisi politica non è sfociata in una crisi di governo e la sua successiva caduta è stata evitata.