Giornata internazionale per i diritti dei migranti: libri consigliati7 min di lettura

Oggi è la giornata internazionale per i diritti dei migranti. In occasione di questa ricorrenza, che cade ogni anno il 18 dicembre, abbiamo deciso di consigliare tre libri per approfondire il tema.

Migrazioni e intolleranza

“Migrazioni e intolleranza” è una piccola raccolta di scritti ed interventi di Umberto Eco su questi due temi di stringente attualità. Il primo testo, che colpisce per la sua straordinaria preveggenza, riporta parte di una conferenza pronunciata dall’autore nel 1997. Eco previde che nel nostro millennio l’Europa sarebbe diventata come all’epoca era New York: una coesistenza e convivenza di culture, lingue e tradizioni diverse. In seguito, l’autore chiarisce la differenza tra “immigrazioni” e “migrazioni”. Se le prime possono essere controllate politicamente, limitate, incoraggiate, programmate o accettate, le seconde sono fenomeni naturali: avvengono e nessuno le può controllare. Eco esprime la sua perplessità nei confronti di un’Europa che non riesce a stare al passo con i tempi e ad accettare le migrazioni come un fenomeno inevitabile, conseguenza stessa della natura umana.

Un immagine scattata a Valencia durante il convegno sulle prospettive del Terzo Millennio. A destra, Umberto Eco.

I fenomeni che l’Europa cerca ancora di affrontare come casi di immigrazione sono invece casi di migrazione. Il Terzo Mondo sta bussando alle porte dell’Europa, e vi entra anche se l’Europa non è d’accordo. Il problema non è più decidere […] se si ammetteranno a Parigi studentesse con il chador o quante moschee si debbano erigere a Roma. Il problema è che nel prossimo millennio […] l’Europa sarà un continente multirazziale o, se preferite, “colorato”. Se vi piace, sarà così; e se non vi piace, sarà così lo stesso.

Exit West

In una città traboccante di rifugiati ma ancora perlopiù in pace, o almeno non del tutto il guerra, un giovane uomo incontrò una giovane donna in un’aula scolastica e non le parlò.

Questo l’incipit da cui prende le mosse il breve e fulminante romanzo di Mohsin Hamid, uscito per Einaudi nel 2017. In una città non precisata del Medio Oriente divampa una guerra civile che mette in subbuglio le vite degli abitanti. Proprio quando sembra che non possano esserci prospettive se non di sofferenza e morte, inizia a diffondersi una voce: esistono delle porte che, se attraversate, conducono in un altro luogo. Attraverso questo elemento fantastico, Hamid racconta la condizione dei migranti in un modo del tutto inedito. Infatti, a differenza di altre narrazioni sul tema, l’autore rende le difficoltà del viaggio con la metafora delle porte, piuttosto che con descrizioni crude e realistiche.

Lo stile asciutto condensa in poche pagine e in paragrafi brevi una grande quantità di riflessioni su tematiche di attualità, tra cui la globalizzazione, la religione, il significato delle frontiere ed il ruolo delle tecnologie nella nostra contemporaneità.

In tutto il mondo la gente fuggiva da dove si trovava, da pianure un tempo fertili e ora screpolate dalla siccità, da villaggi costieri minacciati dagli tsunami, da città sovraffollate e campi di battaglia insanguinati, e fuggiva anche da altre persone, persone che in alcuni casi aveva amato.

A discapito di quanto si potrebbe pensare, l’importanza dei temi non pregiudica la godibilità narrativa del romanzo. Exit West è anche una delicata storia d’amore resa con grande sensibilità, il cui racconto evocativo contrasta il contesto surreale nel quale si trovano Nadia e Saeed, presentando l’amore quasi come un antidoto alla guerra, alla diffidenza e alla barbarie. Si tratta di un amore che non viene mai idealizzato, anzi, ne vengono descritti anche i momenti di crisi ed incomprensione.

Saeed avrebbe voluto provare per Nadia quel che aveva sempre provato, e temendo di non provarlo più si sentiva come se avesse mollato gli ormeggi, alla deriva in un mondo in cui si poteva andare ovunque e non trovare niente.

Una delle riflessioni più interessanti del libro è che non si debba necessariamente viaggiare per essere migranti, e che non sia indispensabile spostarsi per sentirsi stranieri: secondo Hamid, “siamo tutti migranti attraverso il tempo”.

Il Sole è anche una stella

Natasha è una ragazza giamaicana che sostiene che tutto può essere spiegato razionalmente. Infatti non crede nel destino, nell’amore e nei sogni, in quanto non si realizzano mai. Crede solo nella scienza. Che succederebbe se incontrasse Daniel in un negozio di dischi di New York?
Lui è un sognatore, è di origini coreane ed è il figlio modello. Vuole diventare un poeta, ma è costretto ad intraprendere gli studi di medicina per il volere dei genitori.
Nascerà qualcosa tra i due? Riusciranno a conciliare le loro idee contrastanti e a trovare un punto di incontro?

“Il sole è anche una stella” di Nicola Yoon può sembrare uno dei soliti romanzi romantici, ma non lo è. È un intreccio di storie, ogni capitolo riguarda un personaggio diverso. Ma tutto, alla fine, è collegato.
Tutta la vicenda ha la durata di una giornata, ma non una qualsiasi. Uno dei temi principali, il più importante, è quello dell’immigrazione. Natasha e la sua famiglia, infatti, devono essere rimpatriati in Giamaica, in quanto immigrati irregolari. La ragazza nel suo ultimo giorno in America cercherà una soluzione per rimanere a New York. Riuscirà a trovarla?

Bonus Film: La vita davanti a sè

La vita davanti a sé è un film girato nel 2020, nella nostra amatissima Bari ed è l’adattamento cinematografico dall’omonimo libro di Romain Gary. La vicenda narra la storia di Madame Rosa, un’anziana donna ebrea sopravvissuta all’Olocausto ed ex prostituta, che per sopravvivere accetta di ospitare a casa sua, dietro pagamento, alcuni bambini. In particolare, decide di prendersi cura di Momò, un bambino senegalese e orfano, con un carattere molto forte e ribelle. Troppe differenze, però persistono tra i due e rendono il loro rapporto ostile: sono di età e origini totalmente agli antipodi. Riusciranno due persone con così pochi elementi in comune a trovare un punto d’incontro? Oppure, come purtroppo mostra gran parte della storia, divergenze in ambito religioso e culturale non portano ad una convivenza pacifica e serena?

Un fotogramma del film

Questo film vede il ritorno in scena di una delle più celebri attrici italiane della storia del cinema, Sophia Loren. Nonostante la sua avanzata età (ormai ottantaseienne), l’attrice non delude le aspettative del suo amato pubblico, offrendo ancora una volta, una performance degna di nota che trasmette a pieno gli ideali del film. Un altro aspetto determinante, per il quale vale la pena vederlo, è proprio l’ambientazione: Bari, a soli 40 minuti dalla nostra città. A volte situazioni come quella di Momò e Madame Rosa possono sembrare distanti dalla nostra realtà, ma il fatto che siano ambientate ‘dietro casa’ ci aiuta a realizzare che non sono poi così lontane e che prima o poi anche noi saremo costretti ad una scelta: tollerare o far vincere i pregiudizi? Perdonare o non accettare che “errare umanum est”?

Hai qualche libro da consigliare sul tema dell’immigrazione? Scrivilo nei commenti!

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