Grassofobia e cultura della dieta3 min di lettura
Cosa sono e da dove nascono
Viviamo in un mondo in cui sin da piccolissimi ci viene insegnato come dovremmo essere, cosa dovremmo mangiare e come dovremmo apparire.
Ci vengono sottoposte, senza il nostro consapevole consenso , milioni di immagini sulle copertine dei giornali , sugli schermi scintillanti della tv e ormai anche e soprattuto sulle home page dei nostri social preferiti.
Sin da piccoli ci viene insegnato che esistono cibi giusti e cibi sbagliati e che per essere individui meritevoli di rispetto e amore sia necessario vestire taglie ben precise e corrispondere a determinate misure sulle etichette di vestiti, comprati in negozi dove essere grassi non è nemmeno più un’opzione.
Ma perché il grasso fa così paura?
La grasso fobia è radicata nella nostra società e al contrario di quanto molti pensino non nasce con i moderni standard di bellezza, le modelle di Victoria’s Secret e le passerelle della fashion week di New York bensì ha origini ben più antiche.
L’odio e la conseguente discriminazione nei confronti delle persone grasse ha a che fare con i pregiudizi razziali.
Già nel 1800, infatti, con l’assedio delle colonie da parte delle popolazioni europee si diffondeva la convinzione che gli indigeni, e quindi persone nere, fossero inferiori in quanto selvaggi e fisicamente diversi.
Le donne nere spesso avevano fianchi larghi , corpi sinuosi e prorompenti e presto si convertirono nello stereotipo di una popolazione incivile e senza controllo.
Più tardi nel novecento sino all’epoca della Germania nazista , sulle riviste si chiedeva alle donne bianche e quindi considerate di razza superiore, di dimostrare la propria superiorità e il proprio autocontrollo, mangiando porzioni di cibo sempre più ridotte.

Nel mondo moderno è quindi diffusa la convinzione che esistano corpi giusti e copri sbagliati e incessante l’ossessiva ricerca della formula perfetta per avere un corpo conforme ai canoni della società
Spacciare un regime alimentare poco elastico e all’insegna della restrizione per uno stile di vita sano ed equilibrato negando il proposito unico di perdere incessantemente peso è il primo passo verso disturbi alimentari e circoli viziosi da cui è difficile uscire.
Ma la paura del prendere peso e il diffondersi della cultura della dieta, centro delle discussioni di molti , buon proposito del lunedì e del primo dell’anno, contribuiscono inconsapevolmente al fatturato annuo di milioni di euro dell’industria della dieta.
Diet Industry è infatti il termine utilizzato per descrivere il mercato milionario che comprende la vendita di prodotti come tea miracolosi , capsule , strumenti e programmi volti al soddisfare il bisogno immaginario della gente di perdere peso, non curante del rapporto costo/beneficio da parte del consumatore.
I prodotti venduti ,ormai richiestissimi e pubblicizzati dalle influencer più famose, non hanno alcun effetto benefico e il più delle volte sono in grado di portare ai risultati promessi nuocendo gravemente alla salute.
I famosi beveroni dimagranti spacciati come l’ultima scoperta rivoluzionaria della scienza moderna contengono in realtà sostanze lassative che portano alla completa disidratazione e spesso allo sviluppo di patologie ben più serie.
Viviamo in un mondo che ci vuole far sentire sbagliati , che guadagna dalle nostre insicurezze , che si arricchisce a nostro discapito.
Viviamo in un mondo che ci dice che prima di fare grandi cose dobbiamo essere più piccoli ,un posto in cui prendere spazio è un problema , in cui vuoi essere tanto ? Ok ma non troppo.
Cresciamo , studiamo , esistiamo in una realtà che preferisce farci credere che la normalità sia non avere cellulite sulle cosce e rotolini sulla pancia , che per piacere a qualcuno dobbiamo prima cambiare, che così come siamo non andiamo bene contribuendo a farci dimenticare che salute non è necessariamente sinonimo di magrezza, che ognuno di noi ha una propria forma ideale e che siamo individui unici e meravigliosi nella nostra unicità.