Libro vs Film: A Christmas Carol4 min di lettura

Il “Canto di natale”, di Dickens é diventato un ritornello festivo, ormai alla base della cultura di massa. Questo racconto sociale è composto da 5 capitoli, le cosiddette “strofe”, che sono parti di una parabola sull’altruismo e la bontà. Raccontano di Ebenezer Scrooge, ex socio dell’usuraio Jabob Marley, un uomo vecchio, avido e materialista, nonchè portavoce del messaggio che Dickens vuole trasmettere: Scrooge non è che il simbolo dell’uomo borghese del suo tempo, manifesto di un alto ceto che diventa sempre più avido e incurante della povertà e dei bisogni dei più deboli. A sciogliere il suo cuore di ghiaccio sarà un’esperienza soprannaturale: la visita dello spettro del suo ex socio Marley e degli spiriti del natale passato, presente e futuro.

Attraverso un viaggio fantastico Scrooge é costretto a chiudere i conti con il suo infelice passato, (una triste infanzia passata isolato dagli altri e l’amore per la ricchezza preferito all’amore per una donna) un infelice presente (con parenti e conoscenti che si prendono gioco di lui alle sue spalle) e un altrettanto infelice futuro (ad attenderlo una morte in solitudine, senza onore e nessuno che lo pianga).
Effettivamente, sebbene a tema Natalizio, Christmas Carol è una storia di fantasmi; pur essendo ambientato nel periodo festivo, l’atmosfera sinistra e cupa distorce quell’idea di Natale luminosa e scintillante tipica dell’immaginario comune.

Proprio per la sua semplicità ed efficacia, questo racconto è stato ripreso spesso per diventare trama di numerosi progetti cinematografici.
Particolarmente riuscito, è l’omonimo film della Disney del 2009. Nel film infatti, l’atmosfera notturna e oscura del libro trova una coerente realizzazione, sotto tutti gli aspetti. Il racconto di Natale di Dickens diventa un copione adeguato fedelmente nel susseguirsi delle vicende, nei dialoghi, nelle azioni.

La congruenza non è solo nella rappresentazione della trama, ma anche nelle immagini e nell’aspetto dei personaggi.

Aspro e tagliente come una pietra foca- ia, dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solitario come un’ostrica. Il freddo che aveva di dentro gli ge- lava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli facea rossi gli occhi e turchinucce le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa. Sul capo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli bian- cheggiava la brina.

Con la parola Dickens disegna i tratti di personaggi e scenari, che sono concretamente ricalcati nel film, il quale, attraverso le immagini, facilita il lavoro dell’immaginazione.

Inoltre nelle loro fisionomie si riconoscono espliciti riferimenti alle rappresentazioni del celebre vignettista John Leech, che aveva corredato di illustrazioni la prima edizione del romanzo.

un esempio: lo spirito del Natale presente

In conclusione: è sempre bello trovare in un film coerenza rispetto al libro dal quale è tratto. Ed è per questo che consiglio a tutti di riguardare o recuperare “Christmas Carol” un po’ perchè è Natale, un po’ perchè so che questa storia potrà sempre insegnarci qualcosa.

Buon Natale, buone feste e buon anno nuovo!

BONUS:

Per chi invece di Christmas Carol non ne avesse mai abbastanza, consiglio questo film biografico su Dickens nell’intento di scrivere il racconto. Accattivante, energico, concitato è un film perfetto da guardare in famiglia o nel periodo di Natale.

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